Dopo un delicato intervento di restauro, il Mosaico del Labirinto torna nella sua antica sede della Villa dei Domizi Enobarbi dell’isola di Giannutri, in Toscana.
Il Mosaico del Labirinto torna a casa, anzi, nella sua Villa Romana dei Domizi Enobarbi, a Giannutri, l’isola più meridionale dell’Arcipelago toscano. Distaccato dalla sede originaria nel 1991, il mosaico è tornato all’antico splendore grazie a un intervento di restauro sostenuto dal Rotary Club – Distretto 2071 e sarà visibile al pubblico dal 2 settembre, in occasione di una giornata di presentazione dedicata. Per l’occasione, oltre ai saluti istituzionali delle autorità presenti e all’inaugurazione ufficiale legata al riposizionamento dell’opera, è stato organizzato l’incontro Un viaggio nel Mito: alla scoperta del labirinto dell’isola di Giannutri, durante il quale si parlerà della storia e delle caratteristiche del mosaico, oltre che della villa romana. L’incontro sarà moderato dalla manager culturale Patrizia Asproni, già presidente del Museo Marino Marini e presidente commissione cultura del Distretto 2071, e vedrà la partecipazione di Paolo Giulierini, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Fausto Barbagli, presidente dell’Associazione Nazionale Musei Scientifici, Matteo Milletti, ricercatore dell’Università degli Studi dell’Aquila, e dell’archeologo Enrico Maria Giuffrè.
Il sito archeologico di Giannutri comprende un antico complesso residenziale con scalo marittimo, un tempo quartier generale per la sosta dei velieri e per l’otium, costruito nel I secolo d.C. dalla potente famiglia dei Domizi Enobarbi, di cui Nerone fu un discendente. L’impianto termale e la parte residenziale erano decorati con ricchi mosaici policromi raffiguranti scene mitologiche e decorazioni geometriche, mentre le pareti e le colonne erano rivestiti di ricchi marmi provenienti da tutto il bacino del Mediterraneo.
L’accesso all’area residenziale avveniva attraverso un corridoio rivestito in marmo rosa e una ricca scalinata a gradini di marmo bianco, terminando su un pianoro in posizione panoramica e rivestito di lastre di marmo rosa e viola. Il peristilio è un suggestivo spazio quadrangolare rivestito di marmi gialli, grigi e rossi, al cui centro si trova la vasca esastila dell’impluvio con tre colonne ancora in situ che lo cingono. La vista che si apre dal peristilio è unica e permette di abbracciare il mare di Giannutri fino a vedere la vicina Isola del Giglio. La Villa di Giannutri andava a completare, con quella di Santa Liberata, a Porto Santo Stefano, e del Saraceno, a Giglio Porto, un triangolo di residenze di lusso tutte di proprietà della stessa famiglia dei Domizi Enobarbi.
Lo scorso anno il Rotary Club – Distretto 2071 aveva presentato i risultati del restauro delle stanze decorate da mosaici geometrici delle tabernae del complesso di Cala Maestra, uno dei nuclei della Villa di Giannutri. Adesso l’intervento trova compimento con la ricollocazione dell’antico Mosaico del Labirinto. Oggi la gestione della Villa Romana, vede tra gli attori, oltre alla Soprintendenza, il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, il Consorzio di Giannutri e il Distretto Rotary 2071.
Le tessere del mosaico narrano l’uccisione del Minotauro, da parte di Teseo, a Creta, e raffigurano anche Arianna, che grazie al filo riporta fuori dal labirinto l’eroe ateniese. Posizionato originariamente davanti all’ingresso della Villa dei Domizi Enobarbi, al momento del ritrovamento il Mosaico del Labirinto si presentava in condizioni di gravissimo degrado e necessitava di un intervento di recupero. Per questo motivo è stato distaccato nel 1991 e custodito all’interno del Museo archeologico di Firenze, dove è rimasto fino all’inizio dei restauri. Adesso, per opportune ragioni di conservazione, ha trovato una nuova collocazione all’interno di un suggestivo ambiente chiuso, anch’esso di origine romana, il cosiddetto criptoportico, che custodisce la preziosa decorazione preservandola dalle intemperie. Il restauro in laboratorio ha previsto interventi di pulizia e integrazioni delle parti mancanti con tessere ottenute con materiale originale recuperato sull’isola di Giannutri. Per la parte inferiore, andata completamente perduta, è stata realizzata una semplice incisione su una campitura neutra, a suggerire lo schema originale.